Le figlie di Sparta
Recensione del libro di Claire Heywood, pubblicato da Newton Compton.
Com’erano arrivati a quel punto? A simili atrocità? Era opera degli dei? La punizione per una delle loro colpe? Oppure gli dei si limitavano a stare lassù, impassibili, a guardare le rocce che franavano inesorabilmente una dopo l’altra? Volti spenti che ammiccavano fra le macerie polverose.
Altro retelling mitologico, altra delusione. Ormai dovrei anche smetterla di leggerli, il risultato è sempre lo stesso ma la speranza è l’ultima morire. In realtà, proprio per questo non parlerei di vera e propria delusione: sono partita con aspettative molto basse, se non pari a zero, ed è quello che ho avuto effettivamente. Questo non lo rende un bel libro, men che meno un bel retelling. Ma andiamo con ordine, come al solito.
Le figlie di Sparta racconta la storia delle sorelle più famigerate della mitologia greca, Elena e Clitennestra. È una di quelle storie che conoscono tutti, molto difficile dire qualcosa di nuovo a riguardo, se non attraverso nuove intrepretazioni delle azioni dei personaggi e delle loro personalità. Purtroppo l’autrice non riesce a fare niente di tutto questo: le due sorelle risultano piatte, in completa balia degli eventi, senza una vera personalità che le faccia risaltare, potrebbero tranquillamente essere la loro versione originale. Clitennestra perde tutta la sua ferocia e forza, diventa una classica donna dell’epoca: debole, sottomessa, incapace di vere e proprie decisioni, alla fine uccide il marito più per volere di Egisto che suo. Elena è praticamente uguale, ma con l’aggiunta di superficialità, ingenuità e stupidità. Peccato perché questa mancanza di caratterizzazione rovina il buon lavoro fatto con la tematica del rifiuto di altre gravidanze, della depressione post parto e tutto quello che ne consegue. L’autrice in quei capitoli dal punto di vista di Elena riesce a trattare il discorso molto delicatamente, mostrando realisticamente i pensieri e sentimenti legati ad una condizione inesistente per l’epoca e tutt’oggi oggetto di taboo.
Insieme allo stile di scrittura piuttosto semplice e scorrevole, questi sono gli unici elementi positivi del libro. Il resto è tutto molto banale e piatto: si sa sempre dove vuole andare a parare la Heywood perché si conosce molto bene la storia originale.
Non avevo aspettative ma comunque è stata una delusione. Non è un retelling perché mancano gli elementi innovativi per considerarlo tale: i personaggi sono piatti, senza una vera personalità; i punti di vista sono diversi, ma la prospettiva sulla storia è sempre quella. Lo stile è semplice e scorrevole, ma la lettura è rallentata dalla banalità di tutto il resto.
Voto: 5.5/10
Le figlie di Sparta
di Claire Heywood
Editore: Newton Compton – Collana: 3.0
Pagine: 384
Elena e Clitemnestra, principesse della nobile Sparta, sono cresciute circondate dal lusso. La loro straordinaria bellezza, che ha in sé qualcosa di divino, le ha rese celebri in tutta la Grecia. Non esiste donna che non le invidi o eroe che non desideri conquistarle. Ma la bellezza è una rosa dalle spine appuntite. E, nel caso delle due principesse, si dimostra presto un fardello. Ancora molto giovani, le sorelle vengono separate e inviate presso gli sposi che sono stati scelti per loro: i potenti re stranieri Agamennone e Menelao, fratelli di nobile discendenza. Se ai loro mariti è concesso il privilegio di determinare il proprio destino, le due regine non devono far altro che dare alla luce eredi e limitarsi ad assistere, miti e silenziose, allo scorrere degli avvenimenti. Non sarà così. Quando la crudeltà e l’ambizione sfrenata degli uomini arriveranno a privare le due sorelle di ciò che hanno di più caro, Elena e Clitemnestra sentiranno il bisogno di sottrarsi alle rigide regole della società in cui vivono: il loro nome verrà per sempre associato agli eventi nefasti della guerra di Troia, per la sola colpa di essersi opposte a una storia già scritta. Nel corso dei millenni le loro scelte riecheggiano come atti di straordinaria ribellione.