Ferryman
Recensione della trilogia di Claire McFall, pubblicata da Fazi.
Amore eterno
«Quante persone hai…», Dylan si interruppe, incerta su come porre la domanda, «…fatto passare oltre?».
Lui alzò gli occhi e, questa volta, nel suo sguardo c’era pura tristezza. «Sinceramente, non saprei dirti, migliaia, centinaia di migliaia, forse. Lo faccio da molto tempo».
Ho scoperto questa serie con l’uscita del secondo libro, e la trama mi ha subito incuriosito. Anche se c’era l’onnipresente storia d’amore alla Twlight, l’immaginario scelto dell’autrice era molto più interessante: le anime con il loro personale traghettatore per portarle a qualunque cosa ci sia dopo.
Ma, al solito, andiamo con ordine. I personaggi principali sono essenzialmente due, Dylan e Tristan, e sono descritti piuttosto bene, anche se non hanno una caratterizzazione particolarmente originale: lei è l’unica su un milione a comportarsi in un tal modo, è molto testarda e goffa, lui è luci e ombre, un po’ arrogante di facciata ma in realtà molto dolce. Anche il rapportarsi tra loro è già letto: sembrano odiarsi, si stuzzicano, battutine ironiche ecc. Ho apprezzato molto, invece, l’evoluzione di Dylan nel corso della storia: a differenza di Bella (che ci arriva solo alla fine della serie e solo perché si trasforma in vampiro) diventa più indipendente, non ha più bisogno di essere salvata, nel momento decisivo prende in mano la situazione, non vegeta su una sedia per mesi. Detto questo, banalità a parte, il libro è ben scritto: la lettura scorre velocemente, anche grazie alla brevità dei capitoli che, almeno a me, fanno l’effetto ciliegia (uno tira l’altro); non ci sono momenti di noia, nonostante l’azione non faccia da padrone alla narrazione. Inoltre, la scrittura della McFall è molto vivida: le descrizioni in particolare, danno proprio l’idea di trovarti con Dylan e Tristan nelle highlands scozzesi o di provare la stessa stanchezza fisica di Dylan dopo la scalata di una collina (sarà che anch’io odio le salite..!).
Arriviamo alla trama. La storia d’amore è il motore alla base di tutto quello che succede, ma, grazie soprattutto all’ambientazione, non risulta troppo forzata né stucchevole o eccessivamente melodrammatica. Al contrario, mano a mano che si prosegue diventa interessante e intrigante, soprattutto per quanto riguarda lo scoprire come ha deciso di rappresentare l’aldilà. E poi va beh, il finale anche se prevedibile, lascia la curiosità di sapere come sia possibile e cosa succederà dopo.
Uno degli aspetti migliori del libro è il worldbuilding. L’autrice crea un’ambientazione originale per il genere, interessante e intrigante, aspetti che sfrutta al meglio disseminando informazioni e dettagli nel corso della storia, così che il lettore li scopre insieme a Dylan, mano a mano, e non tutto in un colpo che spesso può risultare confusionario. Per questo, infatti rimangono alcune cose poco chiare su come funziona questo aldilà, ma siamo solo al primo libro.
Questo libro mi ha sorpreso in positivo: certo, la storia d’amore alla Twilight è centrale, ma l’autrice dà il giusto spazio ai personaggi e al worldbuilding rendendo il tutto molto più interessante. La scrittura scorrevole e molto vivida dà quel tocco in più al libro, permettendo una lettura piacevole e intrigante.
Voto: 7/10
Ferryman. Amore eterno
di Claire McFall
Editore: Fazi – Collana: Lainya
Pagine: 300
Dylan ha quindici anni e quando una mattina decide di andare a trovare il padre, che non vede da molto tempo, la sua vita subisce un drastico cambiamento: il treno su cui viaggia ha un terribile incidente. Dylan sembrerebbe essere l’unica sopravvissuta tra i passeggeri e, una volta uscita, si ritrova in aperta campagna, in mezzo alle colline scozzesi. Intorno non c’è anima viva, a parte un ragazzo seduto sull’erba. L’adolescente si chiama Tristan e, con il suo fare impassibile e risoluto, convince Dylan a seguirlo lungo un cammino difficile, tra strade impervie e misteriose figure che girano loro intorno, come fossero pronte ad attaccarli da un momento all’altro. È proprio dopo essersi messi in salvo da questi strani esseri che Tristan le rivela la verità… lui è un traghettatore di anime che accompagna i defunti fino alla loro destinazione attraverso la pericolosa terra perduta.
A ogni anima spetta il suo paradiso, ma qual è quello di Dylan? L’iniziale ritrosia di Dylan e l’indifferenza di Tristan si trasformano a poco a poco in fiducia e in un’attrazione magnetica tra i due ragazzi che non sembrano più volersi dividere. Arrivati al termine del loro viaggio insieme, Dylan proverà a sovvertire le regole del suo destino e del mondo di Tristan, pur di non perderlo.
Oltre i confini
«Noi siamo destinati a stare insieme», le disse lui, facendosi ancora più vicino. «Ovunque tu sarai, li sarò anch’io».
Questo secondo libro è un po’ più deludente del primo. Lo sviluppo della trama non segue una struttura sensata: all’inizio molte scene superflue, descritte fin nel minimo dettaglio, poi dal nulla si crea dell’azione che fa avanzare la storia, ma brevemente perché poi ricomincia l’inutilità, tranne sul finale che stona con il resto proprio perché tutto diventa estremamente veloce. L’autrice non si prende lo spazio per spiegare un sacco di elementi, logistici soprattutto, e allo stesso tempo si perde in scene futili che la costringono a condensare il resto ottenendo un libro scorrevole sì, ma con molti buchi di trama sparsi qua e là. Alla fine, tutto si risolve piuttosto facilmente oltre che velocemente, dando sempre più l’idea di un romanzo condensato, a cui non viene lasciato lo spazio per svilupparsi al meglio.
I personaggi non vengono approfonditi ulteriormente rispetto al primo libro, restano pressoché identici a come li abbiamo lasciati: Dylan è un po’ più lagnosa e irrazionale, però mantiene qualcosa della sua combattività; Tristan è sempre iperprotettivo, a tratti spaesato nel nuovo mondo ma per lo più sembra adattarsi facilmente. L’autrice introduce un nuovo punto di vista, quello di Susanna, un’altra traghettatrice della terra perduta che vuole vivere anche lei nel mondo. La sua caratterizzazione è ben fatta, ma anche qui la McFall perde tempo a raccontarci di un’anima in particolare che non influenza in nessun modo particolare la storia né il personaggio. Tempo prezioso che avrebbe potuto usare per spiegare meglio come sia possibile che Dylan si inerpichi per le colline scozzesi dopo poche settimane dall’incidente (mortale) con tanto di stampelle, per esempio. Inoltre, con Susanna l’autrice cerca di introdurre il triangolo amoroso, ma non le riesce molto bene, anzi a tratti è anche fastidioso.
Come nel primo libro, ci sono spunti molto interessanti nel world building che però non vengono approfonditi abbastanza, sono lanciati nel mucchio e poi lasciati lì, senza spiegazioni o motivazioni specifiche.
Non mi sento di dare un’insufficienza ma neanche una sufficienza piena a questo secondo libro: la storia ha buoni spunti ma vengono sviluppati troppo velocemente; lo stesso si può dire del world building che viene arricchito da nuovi elementi abbandonati però a loro stessi, senza spiegazioni; i personaggi sembrano aver concluso il loro arco con il primo libro, eccetto per Susanna, introdotta nel prologo, che si evolve ma, anche qui, molto velocemente. La lettura è scorrevole e a suo modo piacevole, però è un libro troppo condensato, avrebbe avuto bisogno di più spazio per svilupparsi al meglio.
Voto: 6-/10
Ferryman. Oltre i confini
Editore: Fazi – Collana: Lainya
Pagine: 272
Tristan e Dylan, sfidando le regole del destino, sono fuggiti dalla terra perduta e sono tornati nel mondo reale, dove vivono insieme a casa di Dylan. Per quanto siano felici, le difficoltà non mancano. Ora, possedendo corpi che non hanno il diritto di abitare, scoprono di essere legati da qualcosa di molto più forte dell’amore: non possono uscire dal reciproco campo visivo. Se si separano, moriranno. Inoltre, la loro fuga dall’aldilà ha provocato uno squarcio nella barriera fra le due dimensioni dando accesso al mondo reale a creature demoniache e ad altri traghettatori stanchi della ripetitiva esistenza che conducono. Ma l’amore sembra essere la soluzione a ogni problema…
Può un sentimento puro trascendere il destino?
Esuli nella notte
Dylan sorrise, ma il sorriso svanì mentre un’emozione più profonda prendeva il sopravvento nei suoi occhi. Gli si avvicinò e gli prese la mano. «Ti amo», gli disse. «Qualunque cosa succeda, ricordatelo».
Terzo e ultimo libro della serie e un po’ si riprende, si riavvicina al livello del primo ma non lo raggiunge. Rispetto al secondo, la trama è strutturata meglio, non ci sono momenti di noia o scene inutili, anzi torna ad essere coinvolgente quanto il primo libro: si ricrea quell’atmosfera di tensione e suspense che tiene incollatɜ alle pagine, anche se lo sviluppo è sempre piuttosto prevedibile.
Ma il vero problema della trama è l’eccessiva brevità del romanzo: come anche per il precedente, è tutto molto veloce e affrettato, non c’è lo spazio per approfondire i vari avvenimenti. Anche qui, è un problema che influisce anche sugli altri aspetti del libro. Di nuovo, il worldbuilding offre tanti spunti interessanti che vengono però lasciati cadere nel vuoto, molti elementi se sono spiegati lo sono in maniera semplicistica e frettolosa, svalutando così un’idea di base che avrebbe avuto un ottimo potenziale. Invece, ci troviamo davanti ad una piuttosto classica storia d’amore, tipica anche nel suo sviluppo del genere paranormal romance, semplicemente messa in un contesto diverso dal solito. I personaggi ne risentono fino ad un certo punto del poco spazio: Dylan e Tristan erano già stati ben caratterizzati e sviluppati nei libri precedenti (soprattutto nel primo), lo stesso per la loro relazione; lo stesso si può dire di Susanna e Jack, ma un po’ meno della loro relazione che cambia drasticamente in questo terzo capitolo, ma ancora un po’ troppo repentinamente. Inoltre, non mi è piaciuta l’ambiguità di quest’ultima: sempre descritta come grande amicizia, ma accostata a reazioni e azioni eccessive per un/a migliore amico/a.
Il finale mi ha sorpreso positivamente: non è particolarmente originale, e per certi versi è scontato, ma ha un pizzico (ma proprio poco poco) di agrodolce, inaspettato per il genere che riesce però a non risultare fuori luogo.
Una conclusione coerente della trilogia. La storia d’amore resta al centro del libro, e le poche pagine non aiutano worldbuilding e trama a spiccare maggiormente. La lettura resta comunque scorrevole e coinvolgente, sia per la brevità che per lo stile dell’autrice, semplice e diretto. Non un capolavoro, ma la perfetta serie per uscire dal blocco.
Voto: 6/10
Ferryman. Esuli nella notte
Editore: Fazi – Collana: Lainya
Pagine: 276
Dylan e Tristan vivono insieme e si godono la normalità della loro adolescenza, anche se l’Inquisitore permette loro di restare nel mondo dei vivi solo a patto che l’equilibrio con la terra perduta venga mantenuto. Sfuggendo alla morte, infatti, hanno inflitto un irreparabile danno al velo che separa i due mondi, ed è fondamentale che gli spettri che infestano l’aldilà non superino il confine che li separa dalla realtà. Quando però inspiegabili incidenti e inquietanti apparizioni sconvolgono la popolazione, e anche i genitori di Dylan finiscono nella terra perduta, Dylan e Tristan sono chiamati a prendere una terribile decisione: lasciare che delle anime innocenti paghino il prezzo del loro amore, oppure sacrificare la loro felicità e separarsi per sempre.