Le radici del caos
Recensione dei libri di Samantha Shannon, Il priorato dell’albero delle arance e Un giorno di notte cadente, pubblicati da Oscar Mondadori.
Il priorato dell’albero delle arance
È nei momenti in cui la storia manca di far luce sulla verità che si generano i miti.
Questo libro è un epic fantasy autoconclusivo (per chi ama il genere qui potete trovare tutti i miei consigli di lettura e visione se siete nel mood fantasy epico con draghi e quant’altro), con un world building eccezionale e tutti gli elementi più classici del genere (draghi, magia, lotta tra il bene e il male, ecc.), ma riesce comunque a mantenere una certa originalità.
Soltanto recentemente nell’epic fantasy, i protagonisti non sono più esclusivamente uomini (basti pensare al classico più famoso del genere, Il signore degli anelli, dove le donne hanno un ruolo estremamente marginale). L’aspetto più interessante del libro, secondo me, è proprio la scelta di ambientarlo, sì nel classico mondo immaginario in stile medioevale, ma in una società matriarcale. Infatti, tra i quattro punti di vista, che si alternano lungo il corso della storia, troviamo Ead e Tané, due figure femminili forti ed indipendenti. I personaggi sono uno dei punti di forza del libro anche per la loro caratterizzazione ed evoluzione: dettagliate, profonde, sorprendenti e interessanti.
Un altro aspetto originale del romanzo, è che l’autrice ha dedicato più spazio alle usanze, credenze e tradizioni delle persone, piuttosto che alle descrizioni degli aspetti territoriali e simili, riuscendo comunque a creare un universo descritto fin nei minimi dettagli e, anche grazie alla precisione delle mappe, vivido nell’immaginazione del lettore.
Faccio fatica a essere oggettiva con questo romanzo, ma a posteriori mi sembra giusto specificare alcuni piccoli difetti (che personalmente non hanno pesato per nulla). Il finale è molto classico (battaglia epica conclusiva tra IL cattivo e le eroine) e può risultare frettoloso. Sicuramente, la prima parte è molto introduttiva e particolarmente lenta come ritmo, ma rientra nello stile dell’epic fantasy: l’autrice utilizza questo spazio per introdurre, appunto, world building e personaggi. A me, personalmente, non ha annoiato: una delle cose che più preferisco degli epic fantasy è proprio la scoperta di nuovi mondi, e quando sono così curati è ancora più interessante.
Nonostante la lunghezza del libro, l’ho divorato in pochi giorni grazie alla trama intrigante e alla scrittura scorrevole. Era da tanto che non leggevo un epic fantasy (esclusi i classici del genere) così bello, mi ha letteralmente conquistata.
Voto: 10/10
Il priorato dell’albero delle arance
di Samantha Shannon
Editore: Oscar Mondadori Collana: Fantastica
Pagine: 816
La casata di Berethnet ha regnato sul Reginato di Inys per mille anni. Ora però sembra destinata a estinguersi: la regina Sabran Nona non si è ancora sposata, ma per proteggere il reame dovrà dare alla luce una figlia, un’erede. I tempi sono difficili, gli assassini si nascondono nell’ombra e i tagliagole inviati a ucciderla da misteriosi nemici si fanno sempre più vicini. A vegliare segretamente su Sabran c’è però Ead Duryan: non appartiene all’ambiente della corte e, anche se è stata istruita per diventare una perfetta dama di compagnia, è in realtà l’adepta di una società segreta e, grazie ai suoi incantesimi, protegge la sovrana. Ma la magia è ufficialmente proibita a Inys.
Al di là dell’Abisso, in Oriente, Tané studia per diventare cavaliere di draghi sin da quando era bambina. Ma ora si trova a dover compiere una scelta che potrebbe cambiare per sempre la sua vita. In tutto ciò, mentre Oriente e Occidente, da tempo divisi, si ostinano a rifiutare un negoziato, le forze del caos si risvegliano dal loro lungo sonno.
Un giorno di notte cadente
Quella piccola cosa poteva ancora controllarla. Il suo utero non le apparteneva, ma i suoi capelli, i suoi capelli sì.
Per questa recensione devo partire con due premesse. La prima è che questo libro, anche se prequel del precedente, consiglio di leggerlo dopo Il priorato dell’albero delle arance: così è più facile seguire worldbuilding e storia, perché Un giorno di notte cadente è molto meno introduttivo e, soprattutto, più complesso. La seconda è che io l’ho letto in un tempo molto lungo per i miei standard perché è arrivato in un periodo in cui non potevo dedicare alla lettura tutto il tempo che avrei voluto. Questo ha influito in qualche modo sulla mia esperienza di lettura, in particolare per quanto riguarda il ritmo della narrazione: io personalmente non ho mai trovato parti eccessivamente lunghe o noiose, in cui succedeva poco o niente, ma potrebbe essere un’impressione data dal mio ritmo, più che da quello effettivo del libro. Ma bando alle ciance e veniamo alla recensione!
Come potete leggere sopra, io avevo amato il Priorato, di conseguenza, avevo alte aspettative per queto prequel, anche se ho cercato di fare del mio meglio per abbassarle, senza molto successo. Ma, per fortuna, non è servito: Un giorno di notte cadente è praticamente perfetto e lo intendo nella maniera più oggettiva possibile stavolta. Più ci penso più faccio davvero fatica a trovare difetti: l’unica cosa è quella del ritmo, ma tra il motivo spiegato nella premessa e il fatto che da un epic fantasy non mi aspetto un’inizio in medias res, anzi, non riesco a definirlo un difetto. Inoltre, rispetto al Priorato, mi è sembrato che la storia fosse molto più dinamica fin da subito grazie al fatto che l’introduzione al mondo poteva essere più concisa. Restando un attimo in tema world building, devo dire che non pensavo potesse essere ancora più curato di quanto già era nel libro precedente. L’autrice non solo lo amplia, mostrandoci nuovi luoghi e approfondendone altri, ma si premura anche di modificare usanze, lingue, organizzazioni politiche ecc. in base al fatto che siamo 500 anni prima del Priorato. Oltre alla questione progresso, dicevo che il worldbuilding si amplia anche grazie al fatto che i nuovi punti di vista sono più sparsi, geograficamente parlando, non c’è solo Oriente e Occidente come prima, ma anche Settentrione e Meridione. In questo modo, anche la trama si complica: ci sono molte sottotrame, politiche e intrighi di diverse corti, e anche più di una storia d’amore. Ma la vera differenza rispetto al Priorato, è che queste storie sono sì collegate, ma non si fondono in un’unica grande storia. In particolare, il finale risulta più strutturato e meno frettoloso, grazie a questa “divisione”. Può piacere come no questa scelta, in questo caso io l’ho apprezzata perché secondo me ha dato modo all’autrice di sviluppare al meglio le singole sottotrame e, soprattutto, i personaggi.
Se nel libro precedente ciò che rendeva i personaggi uno degli elementi di forza era l’evoluzione, che li distingueva dallo stereotipo degli eroi e delle eroine fantasy, in questo prequel l’autrice introduce prospettive diverse. Glorian, a differenza di Sabran nel Priorato, non è regina ma erede al trono, seguiamo più come cresce e affronta le difficoltà e gli obblighi del far parte dei reali; Dumai non è una guerriera come Tané, non fisicamente almeno, ed insieme a Tunuva è uno dei personaggi più legati alla spiritualità, che più rappresenta il rapporto fondamentale con la fede in questo universo; Tunuva porta anche la prospettiva di un’età maggiormente avanzata rispetto agli altri punti di vista, infatti è il personaggio con meno evoluzione e crescita, ma comunque ben caratterizzato e approfondito; e infine Wulf, giovane e guerriero (non come Loth che era più damerino di corte, nel senso più positivo possibile del termine), alla ricerca di sé stesso e delle sue origini. L’alternanza dei punti di vista, anche se di sicuro non è facile da seguire, a mio parere è stata gestita al meglio: se anche finiva un capitolo e avrei preferito continuare a sapere cosa succedeva lì, appena iniziavo il seguente ero di nuovo coinvolta in quell’altra parte di storia.
Ma la vera chicca di questa romanzo sono le tematiche, due su tutte: maternità e fede. La prima, in particolare, credo di non averla mai vista gestita così bene. L’autrice la affronta da tutte le prospettive, senza pregiudizi e, anzi, mostrando alla perfezione cosa vuol dire non volere figli in una società che ti costringe ad averli, ma anche le profondità dell’amore materno: perfetto equilibrio tra due visioni così opposte, ma entrambe giuste e ingiudicabili. La seconda, invece, era già stata affrontata nel Priorato, anche se qui le viene concesso molto più spazio ed è maggiormente approfondita, come anticipavo prima, grazie ai personaggi di Dumai e Tunuva. Ho apprezzato moltissimo come la questione LGBTQ+ non sia una vera e propria tematica: a nessuno importa se qualcuno è gay, lesbica, ace, trans, bi, ognugno è libero di essere quello che preferisce, contadino o nobile che sia. L’unica vera limitazione è la questione riproduttiva nei casi appunto di nobili e reali, e qui si insinua la velata critica dell’autrice al sistema monarchico in generale.
Un giorno di notte cadente è praticamente perfetto. Viene ampliato il worldbuilding, sempre con la medesima cura per il dettaglio del libro precedente. La storia è più complessa, ma altrettanto intrigante. I personaggi sono gestiti anche meglio che nel Priorato: unici, meno tipici e anche molto più interessanti. Ma in questo libro a fare da padrone è la tematica della maternità: un filo conduttore che lega le tre protagoniste e, per certi aspetti, anche l’unico protagonista maschile. A tutti gli effetti uno dei migliori fantasy che io abbia mai letto!
Voto: 10/10
Un giorno di notte cadente
di Samantha Shannon
Editore: Oscar Mondadori Collana: Fantastica
Pagine: 948
Tunuva Melim è una sorella del Priorato: da cinquant’anni si allena a uccidere le creature draconiche, ma è dall’epoca del Senza Nome che non se ne vedono, e ormai la gente inizia a mettere in discussione l’importanza del suo ordine.
Intanto nel Settentrione la regina di Inys, Sabran l’Ambiziosa, ha sposato il nuovo sovrano di Hróth, allo scopo di rafforzare l’alleanza dei regni devoti alle Sei Virtù. Hanno una figlia, Glorian, che vive nascosta nella loro ombra, e non desidera uscirne.
A Oriente i draghi dormono da secoli; Dumai ha trascorso tutta la vita in un tempio tra le montagne di Seiiki, officiando i riti in onore del potente Kwiriki. Ma ora un uomo riemerge dal passato di sua madre Unora, e dà una svolta al destino della ragazza.
Una nuova era di terrore e violenza si avvicina: e quando il Monte dei Lamenti esploderà, spetterà a queste donne trovare la forza di proteggere l’intero genere umano dalla più terribile delle minacce.