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Le streghe in eterno

Recensione del libro di Alix E. Harrow, pubblicato da Oscar Mondadori.

Sono terrorizzata e sono terrificante. Sono spaventata e sono qualcosa da temere.

Ho rimandato la lettura di questo libro dopo la mezza delusione di Le diecimila porte di January della stessa autrice, oltre ad alcune recensioni non troppo favorevoli. Ho deciso di leggerlo spinta dalle vibe autunnali e dal bisogno/desiderio di sfoltire la pila sempre più alta della vergogna. La vera domanda è: mi sono pentita di aver aspettato tanto a leggerlo? Ni. Sicuramente migliore dell’altro libro della Harrow, sotto molti punti di vista, ma con qualche difetto che mi ha infastidito non poco.
Cerchiamo, al solito, di andare con ordine. L’idea di unire la Storia ad elementi fantasy, in questo caso la stregoneria, è, per me, sempre molto interessante, anche se resta un espediente frequentemente utilizzato e poco originale. Questo perché la Storia mi ha sempre affascinato e la possibilità che sia stata più magica di quel che sembra ha un non so che di intrigante e, beh, magico. In questo romanzo, poi, la parte storica è quella delle suffraggette, il movimento femminista per la lotta ai diritti delle donne di fine ‘800. Non potevo chiedere di meglio! Ma, e qui arriva uno dei primi difetti, non mi è piaciuto per niente il sottinteso sulle questioni di genere e sul femminismo stesso. Mi spiego meglio. L’autrice punta molto, da un lato giustamente, sulla condizione di sottomissione e abuso delle donne nei confronti degli uomini, dall’altro spinge troppo sull’idea che “tutti gli uomini sono dei maiali” e “le donne sono superiori”. Difatti, i ruoli ‘positivi’ maschili sono due in tutto il libro, troppo pochi per poter parlare seriamente di femminismo: io capisco benissimo, in quanto donna io stessa, l’importanza del woman empowerment e vedo con i miei occhi la realtà di molti abusi descritti dalla Harrow, ma sono anche fermamente convinta che il femminismo debba essere per l’uguaglianza tra i generi, altrimenti si parla di sessismo. Un esempio calzante è proprio alla base del romanzo, ovvero l’uso della stregoneria destinato alle sole donne, che riescono meglio degli uomini stessi nella loro magia, definita appunto “degli uomini”. Quindi non solo una dichiarazione di superiorità, ma anche l’utilizzo di banali stereotipi di genere. Questo è il primo ni del libro, e lo considero un vero peccato: avrebbe potute essere un fantastico romanzo fantasy sul femminismo e l’uguaglianza, invece a tratti si è perso in stereotipi e sessismo.
Altra domanda: come è possibile che mi sia piaciuto con una critica del genere? Principalmente per tre motivi: il già citato accenno alla Storia alternativa unito all’interesse, per quanto smorzato, per il movimento femminista; i personaggi, in particolare le tre sorelle, e la scrittura della Harrow.
Ho molto apprezzato la capacità dell’autrice di presentare le sorelle Eastwood come personaggi stereotipati presi dalle fiabe (la Fanciulla, la Madre, la Vecchia) e, allo stesso tempo, renderle a tutto tondo: realistiche nelle loro imperfezioni, motivo per cui è facile empatizzare ed immedesimersi con loro; in costante evoluzione, ma sempre coerenti allo ‘stereotipo’ di base. Il tutto scritto in uno stile impeccabile: nonostante vari momenti in cui la narrazione si faceva più lenta, la scrittura poetica ma non troppo della Harrow ha reso la lettura scorrevole, piacevole e intrigante (esattamente come in Le diecimila porte di January, dove riesce addirittura a salvare capra e cavoli da un fiasco totale).
Un ultimo punto che mi ha confuso, e non poco, sul mio giudizio finale è la magia e le sue regole. Come già detto prima, non ho apprezzato la banalizzazione a stereotipi di genere, ma mi ha molto colpita (in positivo) l’idea delle filastrocche per bambini che nascondono veri e propri incantesimi: un tocco originale, interessante e ben fatto (ogni capitolo ha un suo incantesimo/filastrocca con la spiegazione di a cosa serve e come ‘lanciarlo’). Ci sono stati anche alcuni altri problemi a questo proposito tutti riconducibili allo stesso punto: un world building un po’ troppo fluido, con regole costantemente infrante e niente di fisso e deciso. Per capirci, sembrava sempre che servissero vari elementi per lanciare un incantesimo, ma alla fine risulta che ciò che più conta è la volontà di chi lo lancia: un piccolo salvataggio in corner in questo, l’idea che la volontà sia alla base di tutto è il giusto tipo di empowerment che mi aspettavo da questo libro.

Le streghe in eterno è un fantasy che si può definire femminista con qualche riserva: infatti, (fortunatamente solo) a tratti cede agli stereotipi di genere e al sessismo, come nell’uso della magia. Si riscatta per i personaggi realistici, la sempre interessante Storia alternativa e la scrittura della Harrow, quello stile poetico ma non troppo che si addice molto bene alla storia. Menzione d’onore per il salvataggio sul finale quasi totalmente riuscito: l’importanza data alla volontà nella magia come nella vita.

Voto: 8/10

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Le streghe in eterno

di Alix E. Harrow

Editore: Oscar Mondadori – Collana: Fantastica

Pagine: 576

Nel 1893 non esistono streghe. Un tempo sì, c’erano, negli oscuri giorni selvaggi prima che iniziassero i roghi, ma adesso la stregoneria è solo una questione di graziosi incantesimi e filastrocche e vecchi racconti per bambini. Se le donne vogliono avere una qualsivoglia forma di potere, devono cercarla nell’urna elettorale.
Ma quando le sorelle Eastwood – James Juniper, Agnes Amaranth e Beatrice Belladonna – entrano nell’Associazione per le Donne di New Salem, iniziano a chiedersi se, recuperando antiche parole dimenticate, non sia possibile trasformare quello delle suffragette da un movimento di donne a un movimento di streghe. Inseguite da ombre e morbi, perseguitate da forze che vogliono impedire a una strega di votare – e forse persino di vivere -, le sorelle dovranno immergersi nell’antica magia, tessere nuove alleanze e recuperare il legame che le unisce.
Perché le streghe non esistono, ma esisteranno.